tradimenti

Elena


di brikola
06.11.2018    |    30.089    |    9 9.4
"Guardai in alto e vidi i suoi occhi chiusi con un'espressione di desiderio irrefrenabile; guardai in basso e vidi l'impronta delle mie labbra stampata sui suoi..."
Mi chiamo Elena e, probabilmente a causa dell'educazione rigida impartitami dai miei genitori, sono sempre stata un po' restia ad affrontare argomenti riguardanti il sesso, soprattutto quello esplicito e questo mi succede anche con la mia cerchia di amici più intimi, compreso il mio ragazzo.
In più di un'occasione sono stata infatti costretta ad inventare una scusa e a lasciare il gruppo quando vedevo che stavano iniziando ad esagerare con certe discussioni.
Ogni volta che però sentivo le mie amiche parlare delle loro svariate esperienze, restavo scandalizzata esteriormente, ma sentivo che dentro di me cresceva inesorabilmente una curiosità morbosa che mi vergognavo a rivelare.
Quello che mi sono trovata a fare un giorno va però ben oltre quello che avrei mai immaginato di poter fare e che non riesco nemmeno ad immaginare che possano fare le mie amiche più disinibite (e un paio di loro sono davvero porche, per non usare altri termini).
Quella mattina mi trovavo su un treno affollato di pendolari (fatto inusuale per me, che normalmente vado in auto al lavoro, ma mi ero presa un paio di giorni di ferie per sbrigare alcune commissioni relative ad una casa lasciatami in eredità da una vecchia zia deceduta di recente), ma miracolosamente trovai un posto a sedere così che provai a dedicarmi alla lettura di una rivista, anche se la mia mente ritornava sempre al giorno precedente in cui, durante una serata con un'altra coppia di amici, il ragazzo della mia amica Betty ha cominciato a fare proposte oscene con un film porno in sottofondo.
Io ero scappata via piantando in asso il mio ragazzo e lasciando gli altri due che sembravano, almeno a parole, determinati a far impallidire gli attori del film hard.
Io ero scappata, sì, ma mentre con le parole definivo tutti quanti dei gran maiali, il mio corpo era in preda ad un'eccitazione che non avevo mai provato prima, solo che non avevo il coraggio di ammetterlo, nemmeno al mio ragazzo col quale facevo l'amore ma senza particolari "slanci".
Capitava addirittura di far l'amore in camere attigue con l'altra coppia di amici, ma al mio ragazzo dicevo di non sentirmi molto a mio agio, mentre in realtà quello che mi metteva a disagio era il desiderio di essere vista e magari anche scopata da Bruno (il ragazzo della mia amica Betty) che era un vero e proprio porco, al limite del volgare.

Tornando al treno, il mio posto era vicino al corridoio centrale e in piedi vicino a me c'era un bell’uomo sui trentacinque anni impegnato in una conversazione telefonica che cercava di mantenere riservata nonostante fosse praticamente appiccicato ad altre quattro o cinque persone. Aveva un portamento elegante nonostante la situazione e aveva degli occhi azzurrissimi che avevo incrociato una sola volta togliendomi il fiato e la voglia di pensare alla mia rivista.
Sembrava essere in corso un litigio con la sua compagna, ma non riuscivo a cogliere i dettagli nonostante fossi molto curiosa.
Ad un certo punto il treno attraversò uno scambio ed ebbe uno scarto piuttosto deciso tanto che il mio vicino perse leggermente l'equilibrio e stava per cadermi in braccio, ma riuscì ad evitare la caduta aggrappandosi ad un sedile. Il movimento brusco lo portò però a sbattermi violentemente il suo basso ventre sulla faccia: avvertii nettamente il suo membro attraverso i pantaloni che andò a poggiare per una frazione di secondo sulla mia guancia e questo mi fece trasalire, anche perché non si poteva dire che fosse proprio “a riposo”.
Guardai in alto verso di lui e quasi non sentii le parole di scusa che l'uomo stava biascicando con un leggero rossore in volto. Mormorai qualche frase di circostanza dicendo che era il minimo che potesse capitare viste le condizioni del treno, ma continuavo a pensare a quel contatto e avrei desiderato che ci fosse un altro scambio per riprovare la sensazione.
Stavo cominciando ad eccitarmi e persi decisamente il controllo quando vidi un inequivocabile rigonfiamento nei pantaloni dell'uomo, che aveva interrotto la sua litigata e che mi pareva non riuscisse a staccare gli occhi dalla mia bocca o dalla mia scollatura. Sembrava imbarazzatissimo e provava a nascondere la sua erezione in modi decisamente improbabili viste le condizioni del treno.
Il mio ragazzo avrebbe pagato qualsiasi cifra pur di farsi fare un pompino da me e io avevo sempre rifiutato scandalizzata. Oltre ad una questione di pudore (o presunto tale), mi bloccava anche il fatto che me lo chiedeva quasi sempre per provocargli un’erezione, presentandomi quindi il suo membro penzolante e, non so perché ma, pur non avendo ancora mai provato, ero fortemente convinta che non esiste sensazione peggiore al mondo di avere in bocca un uccello moscio.
Invece, ora, per quello sconosciuto sarei stata persino disposta a farmi sbattere dentro il bagno del treno e non riuscivo a nascondere i miei sguardi di sottecchi verso quel rigonfiamento.
Cercavo disperatamente un altro contatto e quindi lasciavo che la mia testa ciondolasse un po', cullata dal movimento del treno, a tratti accentuandolo leggermente per cercare di avvicinarmi all'oggetto del mio desiderio. Alla fine ce la feci e toccai delicatamente con l'orecchio il pene durissimo del mio uomo che provava a ritrarsi sempre più imbarazzato ma allo stesso modo evidentemente eccitato.
Mi accorsi di essere fradicia, ma mi accorsi pure che ero arrivata alla mia fermata quindi cercai di ricompormi per quanto possibile e mi alzai per andare verso le porte del treno. A questo punto sorpresi me stessa, perché nell'alzarmi mi comportai come il peggiore dei molestatori metropolitani non riuscendo a trattenere la mia mano che andò a poggiarsi decisa ma di nascosto sui pantaloni del mio sconosciuto. Non so nemmeno come mi uscì la battuta che gli sussurrai sottovoce: "Lo sa che quello che le sta succedendo là sotto sarebbe illegale in uno stato come l'Indiana?" (nello stato dell'Indiana è infatti vietato mostrare un'erezione sotto i vestiti; https://www.annunci69.it/blog/Dura-Lex-Sex-Lex_477.html) e svicolai lesta fuori dal treno rossa dalla vergogna e dall'eccitazione senza nemmeno voltarmi a guardare la sua reazione.
Quel giorno non riuscii a pensare ad altro se non a quello che mi era successo ed evitai in tutti i modi di parlare con Marco, il mio ragazzo, che sicuramente avrà pensato che fossi ancora inviperita per quanto successo a casa di Bruno.
Il giorno dopo ero ancora in ferie, ma mandai nuovamente al diavolo il mio impegno e salii sullo stesso treno e nella stessa carrozza sperando di incontrare nuovamente quell'uomo.
Mi ero anche preparata, sfoggiando una camicetta di seta, questa volta senza reggiseno (e con le mie misure il fatto non poteva passare inosservato).
Questa volta il treno non era pieno e non faticai a trovare posto a sedere, pertanto mi sedetti nello stesso posto del giorno precedente mentre aspettavo nervosamente la stazione successiva sperando di vedere salire il mio bel sconosciuto, ma avendo allo stesso tempo paura di quello che sarebbe potuto succedere.
Il cuore mi batteva fortissimo quando lo vidi salire con la sua ventiquattrore in mano; c'erano ancora posti liberi, ma quando mi vide si avvicinò titubante e si piazzò in piedi accanto a me esattamente come il giorno prima, senza dire una parola.
Io abbozzai un sorriso a metà strada tra il timido e il beffardo, guardando fissa verso i suoi pantaloni bianchi di un tessuto leggero estivo e, dopo pochi secondi, vidi nuovamente il rigonfiamento puntare deciso verso di me e le gote del mio uomo diventare rosse dal desiderio.
Io non dissi nulla, ma finsi di sistemarmi la camicetta offrendo un piccolo spettacolo a lui che poteva godere della vista privilegiata dall'alto; poi armeggiai nella mia borsa in cerca di un bel rossetto dal colore acceso e lo applicai sulle mie labbra, in modo sorprendentemente sensuale per una come me.
Il treno giunse al fatidico scambio e con esso arrivò anche il tanto atteso contatto fatale tra le mie labbra e i suoi pantaloni; girai appena la testa verso di lui e sentii il suo pene durissimo; mi fece impazzire pensare che questo perfetto sconosciuto era così eccitato da me e per me.
Guardai in alto e vidi i suoi occhi chiusi con un'espressione di desiderio irrefrenabile; guardai in basso e vidi l'impronta delle mie labbra stampata sui suoi pantaloni bianchi che faticavano a contenere la vistosa erezione del suo pene.
In preda ad un'eccitazione straordinaria presi l'iniziativa e gli dissi che, anche se non ci trovavamo nell'Indiana, non poteva andare in ufficio in quelle condizioni; sbottonai quindi un altro bottone della mia camicetta e mi avviai verso le porte per scendere alla stazione del giorno di prima e, questa volta, con la coda dell'occhio, mentre il cuore mi batteva a mille, vidi che l'uomo mi stava seguendo.
Scendemmo dal treno e gli dissi di seguirmi senza parlare e lo condussi verso casa di mia zia che era vicina alla stazione.
Entrammo e, non appena chiusa la porta alle mie spalle, mi tolsi la camicetta, la lasciai cadere e mi voltai verso di lui guardandolo fisso negli occhi. Lui sembrò pietrificato dalla vista del mio seno e io, come se fossi in trance, vidi me stessa cadere sulle ginocchia e abbassargli i pantaloni; non appena abbassai anche i suoi slip, il suo pene scattò fuori come una molla e mi sbatté sul naso facendomi trasalire.
Mi sentii un po' goffa e inesperta e per un attimo mi chiesi che cosa dovesse pensare di me il mio bel sconosciuto, ma aprii le labbra e mi infilai in bocca il suo pene che era già bagnato di un leggero velo di sperma; sentivo il desiderio di spingerlo giù fino in fondo alla gola e così feci, fino quasi a sentirmi soffocare. La cosa dovette piacere tantissimo anche al mio partner perché lo sentii gemere di piacere e il suo pene pulsava come un ossesso.
Ripetei lo stesso gesto due o tre volte e lui iniziò a toccarmi i seni e ad alzarmi la gonna. La mattina avevo pensato addirittura di non indossare le mutandine, ma poi un barlume di ragione me l'aveva impedito e così ebbi l’occasione di rendermi conto di avere addosso un paio di slip completamente fradici.
Staccai per un istante la mia bocca dal suo pene, giusto per il tempo di consentirgli di levarmi gli slip e di accarezzarmi nelle parti intime completamente aperte e a sua disposizione.
Ero talmente eccitata che stavo per venire e ci misi effettivamente pochi secondi ad arrivare ad emettere dei gridolini di piacere mentre con la mano accompagnavo anche il mio lui verso la meta.
Impazzii letteralmente quando sentii il getto caldo del suo sperma inondarmi improvvisamente il seno e fui talmente presa dalla voglia di prendere in bocca gli ultimi getti di quell'orgasmo che mi infilai nuovamente in bocca il suo pene ancora pulsante.
Ero, ma forse dovrei dire eravamo, devastati da quella mezzora di follia e iniziai a sentire un po' di imbarazzo e di panico, ma ancora una volta sorpresi me stessa quando udii la mia voce che chiedeva allo sconosciuto di andarsene senza dire nulla.
E fui ancora più sorpresa dal fatto che lo sconosciuto mi ascoltò senza battere ciglio e se ne andò riallacciandosi i pantaloni con le mie labbra rosse stampate come ricordo dell'avventura e più tardi mi accorsi che quello non era l'unico ricordo che si era portato via, visto che non trovai più le mie mutandine.
Mi ripulii sommariamente dallo sperma (mi piaceva l’idea di passeggiare in mezzo alla gente portandomi dietro quell’odore pungente e con i seni appiccicosi) e, dopo aver indossato un paio di vecchi mutandoni di mia zia, mi avviai frastornata verso casa con mille pensieri che mi frullavano nella testa.
Un pensiero solo si fece però largo in mezzo agli altri: dentro di me avevo capito che non avrei venduto la casa di mia zia, come invece avevo pensato di fare fino a qualche giorno prima.
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